La letteratura fantastica può vantare tra i suoi titoli diversi capolavori di inestimabile valore tanto letterario quanto storico. Effettivamente con il termine “fantastico” raggruppiamo generi molto diversi tra loro, ma con un unico comune denominatore: l’immaginario che permette di rappresentare situazioni oltre il quotidiano, oltre il reale e oltre l’esperienziale divenendo metafora dell’altrimenti inenarrabile. L’horror, il gotico, il fantasy e la fantascienza permettono di rappresentare il metafisico e renderlo fruibile nel duplice ruolo di intrattenimento e strumento pedagogico o meta-cognitivo.
Uno dei classici della letteratura fantastica che incarna alla perfezione quanto detto è sicuramente il Frankenstein – o il Moderno Prometeo di Mary Shelley. Scritto tra il 1816 e 1817, ispirato dall’ormai famosa notte di Villa Diodati (quella in cui i coniugi Shelley, Lord Byron e Polidori giocarono a leggere e inventare storie di fantasmi nella residenza estiva a Ginevra di Byron), Frankenstein è un romanzo gotico in grado di fondere alla perfezione orrore e fantascienza ma, soprattutto, una riflessione sui limiti etici e morali concessi all’uomo che, nel titanico sforzo di sostituirsi “illuministicamente” a Dio, si scontra con l’assoluto rimanendo irrimediabilmente sconfitto. Il risultato è dolore e sofferenza, rabbia e solitudine se pensiamo all’ormai iconico Mostro creato dal Dott. Frankenstein, metafora del diverso e della paura che ne deriva, immotivata e violenta.
Devo ammettere però che, pur riconoscendo l’enorme importanza e bellezza del romanzo della Shelley, non sono mai riuscito a considerarlo tra i miei preferiti, forse per una difficoltà mai superata di riuscire ad “entrare nella storia” e di farmi da essa coinvolgere emotivamente.
Non preoccupatevi, non sono qui per parlarvi del Frankenstein e di proporvi l’ennesima lettura di un romanzo venerato e studiato da tanti, bensì per recensire una sua nuova edizione edita lo scorso anno (2020) dall’Associazione Culturale Double Shot. Edizione lussuosa e curatissima che si differenzia da tutte le altre già presenti sul mercato poiché illustrata da un artista d’eccezione: Frank Espinosa.
Per chi non lo sapesse, Espinosa è un fumettista e cartoonista di caratura internazionale, ex direttore artistico di Warner Bros. animatore per la Disney e membro della scuderia della Image Comics, attualmente direttore artistico della Scuola Internazionale di Comics di Firenze. Un autorità nel campo dell’illustrazione che attraverso i suoi disegni a pastello impreziosisce un’edizione unica del capolavoro gotico inglese. Illustrazioni che, tra l’altro, hanno il pregio poco comune di essere parte essenziale dell’opera e non un semplice vezzo estetico: tante, belle e curate, accompagnano la narrazione dell’opera narrativa divenendone complemento piuttosto che appendice. Alcune splash page poi si rivelano estremamente suggestive tanto da catturare lo sguardo del lettore “costretto” a soffermarsi su di esse e amplificando l’esperienza di lettura.
L’artista, facendo proprie le immagini evocate dalla scrittura della Shelley, realizza tavole fortemente ispirate all’immaginario romantico che fanno proprie il senso di fantastico che la storia dovrebbe ispirare, lasciandosi andare ad un tratto espressionista con tocchi di surrealismo pronti tanto a generare la sensazione di sublime quanto a perturbare attraverso l’uso di forme e colori. Il suo background però è ben presente, quindi la componente fumettistica non è qui di certo in secondo piano.
Il Frankenstein della Double Shot è un solido volume brossurato con alette, stampato su carta bianca e con in apertura un’introduzione della stessa autrice datata 1831, anno della seconda edizione riveduta dalla Shelley. Un volume bellissimo che non può mancare nelle libreria degli amanti del gotico, di chi adora le edizioni illustrate e, inutile dirlo, dei fan del capolavoro di Mary Shelley.
Grazie di cuore all’Associazione Culturale Double Shot per avermi proposto questa collaborazione e per avermi inviato il volume, ma soprattutto per l’impegno che ci mette nel portare qui da noi edizioni da collezione di tale portata editoriale.
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