Il romanzo gotico nasce in Inghilterra attorno alla seconda metà del ‘700 e si sviluppa in tutta la sua concretezza nella prima metà del 1800, in epoca vittoriana. Parlare di gotico vuol dire parlare di atmosfera, di horror e di mistero, di oscure presenze e di paesaggi avvolti nella nebbia. Tutti elementi che ritroviamo nel romanzo Al di là della Nebbia, della coppia Francesco Cheynet e Lucio Schina. Un romanzo a quattro mani pubblicato dalla PubMe nella collana Segreti in Giallo Edizioni.
TRAMA:
La terrificante esperienza del giovane avvocato Edward Jenkins ha inizio in una fredda e nebbiosa sera di novembre del 1885, sulla banchina della stazione ferroviaria di Skegness. Nella tasca interna del cappotto conserva una misteriosa lettera ricevuta qualche giorno prima, in cui gli viene prospettata la possibilità di chiudere il più importante affare della sua vita. Sono troppi però gli interrogativi ai quali l’avvocato deve dare una risposta: perché l’autore non ha firmato la lettera? Dove si trova Fault City, la sconosciuta cittadina nella quale viene invitato a trascorrere il fine settimana? E chi sono gli unici altri due passeggeri che incontrerà sul treno? Nella cupa atmosfera autunnale dell’Inghilterra Vittoriana, un treno notturno sarà teatro di una serie di eventi apparentemente inspiegabili, dove lo stesso filo sottile che divide il razionale dal fantastico unirà il destino di tre individui, accomunati dal desiderio di ricchezza e da un terribile segreto nascosto nei meandri delle loro coscienze.
Un viaggio nella colpa e verso il destino, il concetto di libero arbitrio scevro da qualunque implicazione religiosa, un’indagine filosofica sul peccato e sul contrappasso inteso come espiazione e punizione. Ma anche viaggio onirico tra le turbe mentali e gli strati del subconscio, vittime di se stessi piuttosto che travolti dal giudizio di un’entità superiore. Questo è quello che per me è stato Al di là della Nebbia. Sfruttando infatti i canoni del romanzo di genere e i cliché della letteratura gotica, i due autori giocano con l’horror e il noir prendendo a piene mani dalla tradizione, creando un microcosmo e inserendolo in un contesto da incubo da cui personaggi ben delineati cercano di emergere attraverso pensieri e (auto)confessioni.
C’è un po’ di Agatha Christie e di Edgar Allan Poe, in Al di là della Nebbia. Ma è impossibile non vederci anche il Dracula di Bram Stoker o Il Castello di Otranto. Le influenze sono nette, ma traspare senza fatica la personalità deu due autori, tanto per l’intento pedagogico della novella morale quanto per lo sguardo antropologico che si focalizza sull’essere umano inteso come animale sociale in grado di darsi una dimensione morale e di autodefinirsi (e autodistruggersi) in tal senso.
La scrittura di Al di là della Nebbia è fluida e riprende parte degli stilemi dell’epoca, un Ottocento che fa anche da ambientazione. L’alternarsi dei punti di vista permette di sviscerare il plot con la lentezza e la razionalità tipica del giallo, sbrogliando l’enigma alla base del romanzo. Idealmente diviso in tre parti, la prima introduce e racconta il viaggio, la seconda chiude il cerchio in un delirio onirico mentre la terza ed ultima dipana il mistero inserendo il romanzo in un contesto realistico attraverso la razionalizzazione del sovrannaturale. La conclusione, infine, introduce l’intento morale un po’ alla maniera de Lo Strano Caso de Il Dr. Jekyll e Mr. Hyde, ma purtroppo cadendo nella trappola dello spiegone, mentre io avrei preferito un finale più sospeso.
Se la parte in treno fila via benissimo grazie ai dialoghi brillanti e ad una suspance ben gestita, la seconda parte ambientata in un castello mi è parsa troppo confusionaria nell’alternarsi dei focus sui vari personaggi facendo nascere in me un senso di affaticamento nel tentativo di seguire le diverse storie e comprendere i diversi punti di vista. Peccato anche per l’incertezza nella gestione della consecutio temporum verbale nella narrazione di uno dei primi flashback. Nel complesso però Al di là della Nebbia è un romanzo solido e affascinante. Interessante anche l’idea di inserire due brevi racconti in calce al volume.
Ringrazio gli autori per avermi permesso di leggere Al di là della Nebbia e di parlarne.