Recensione “Il Drago Purpureo” (di Nicola Pastorino, 2020)

Il fantasy è un genere vastissimo, che si apre a molteplici mondi, storie, personaggi. Dark Fantasy, Urban Fantasy, Fantasy Storico, Realismo Magico e tante, tante altre sfumature. Ma, sinceramente, di fantasy fuso ad arti marziali fino ad ora non ne avevo mai letti.

Amo le arti marziali (da spettatore) e le filosofie orientali. Da sempre sono appassionato di film a tema, che si tratti di wuxia o del cinema a tema kung-fu di Hong Kong, ma per la filosofia cinese, basata sui concetti di equilibrio ed entropia (come molte altre filosofie orientali), ho sempre avuto un occhio di riguardo.
Per questo quando ho ricevuto la proposta di collaborazione dall’autore emergente Nicola Pastorino per il suo romanzo Il Drago Purpureo, ho accettato all’istante.

TRAMA:

Primo libro di una saga fantasy di Arti Marziali, una commistione di generi unica che parte dal contesto contemporaneo italiano per passare dalla Cina antica e poi scivolare in una dimensione surreale sospesa nel tempo. Michele parte alla ricerca del Maestro disperso in Cina e si troverà a fronteggiare situazioni estreme e surreali. Alla fine porterà a termine una missione con origini millenarie riuscendo a salvare la razza umana, il pianeta e l’intero Universo dalla catastrofica mancanza di equilibrio. E’ un romanzo destinato agli amanti dell’azione e dei racconti sull’oriente ed i suoi misteri. Con il pretesto dell’avventura l’autore ci accompagna in un mondo che conosce approfonditamente al quale ha dedicato la vita intera. Descrizioni dettagliate di suggestivi luoghi dispersi nel profondo Oriente fanno da sfondo ad appassionanti combattimenti. La suspence è crescente e conduce verso un finale con uno strabiliante colpo di scena, offrendo scorci di materie complesse come la meditazione, la filosofia, le Arti Marziali Orientali e la Medicina Tradizionale Cinese. Il classico percorso dell’eroe come pretesto per parlare del condizionamento psicologico operato dai fanatismi politici, religiosi o filosofici e del sottile e difficile rapporto Maestro-Allievo nell’evoluzione spirituale. Ovviamente la saga di Michele e del Drago Purpureo non si esaurisce con questo primo libro, nella promessa di una evoluzione sempre più estrema che si sposterà nel genere fanta-tecnologico. Una storia che ha entusiasmato diversi professionisti del mondo del cinema e che con molta probabilità potremo seguire anche sul maxischermo o in qualche serie televisiva.

Nicola Pastorino è bravo, molto. Un autore dallo stile preciso, pulito. Questo è già un incredibile punto a favore per uno scrittore emergente. Ma fosse tutto qui ci sarebbe veramente poco da dire. Invece no, perché le conoscenze dell’autore nel campo delle arti marziali è evidente e funzionale. Pastorino è infatti un maestro di Kung Fu e insegna a Firenze dal 1995. Nominato Master instructor of the year alla Hall of fame ISMA-CN a Valencia nel 2007 e Director of the Budo Masters Council a Roma nel 2016, è sicuramente un esperto in materia e il più adatto ad una “fusion” del genere. Un artista marziale che permette alla propria arte di confluire come un torrente nella narrativa fantastica alla base del suo romanzo d’esordio.

Caratterizzato da un alternarsi di punti di vista e piani temporali, nonché da un passaggio continuo tra prima e terza persona, Il Drago Purpureo è una storia fantasy che rispetta i canoni del genere muovendosi in un viaggio tanto narrativo quanto esistenziale: bene e male si scontrano e confrontano in una lotta millenaria che ha in palio la salvezza dell’universo e del suo equilibrio. Il protagonista Michele, a metà strada tra la figura dell’eletto e dell’eroe involontario (o inconsapevole), si muove tra l’Italia e la Cina alla ricerca non solo del proprio Maestro ma soprattutto del senso del tutto che coinvolge ogni essere umano. Quel senso a cui la pratica del kung-fu dovrebbe avvicinare quasi fosse una tecnica meditativa di comunione con l’universo. Lo stile descrittivo accurato, le scene d’azione splendidamente descritte e i personaggi (tra principali e secondari) dalla psicologia ben definita permettono al lettore di farsi coinvolgere e affascinare da Il Drago Purpureo. Il respiro però resta molto ampio, trattandosi del primo capitolo di una saga, e questo influisce su una storia dall’appeal molto particolare e dilatata.
la capacità evocativa e il fascino di un opera che sì, si rifà a cultura e folklore orientale, ma viene trasposta in chiave occidentale mettendo il lettore a confronto con un mondo “parallelo” dalle concezioni metafisiche e karmiche, che narra di storia fondendola al fantastico, connettendo il tessuto universale per far sentire il riverbero del tempo che, nella propria ciclicità, si ripete e ripercuote tra passato e presente. 

Ringrazio Nicola Pastorino per avermi permesso di leggere il suo romanzo e attendo con ansia il proseguo di questa storia particolare e affascinante.

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