Marcus è un prete, ma è un prete molto particolare, una sorta di investigatore addestrato a contrastare il male arrivando fin dove le forze dell’ordine non hanno il coraggio di spingersi. Sandra invece è una fotorilevatrice della scientifica di Milano da poco diventata vedova in seguito ad un misterioso incidente che ha coinvolto il marito reporter. Per puro caso le vite di due persone che non si sarebbero mai dovute incontrare finiranno per incrociarsi lungo la strada che porta verso un pericoloso serial killer.
Donato Carrisi è laureato in Giurisprudenza e specializzato in criminologia e scienze del comportamento. Leggendo Il Tribunale delle Anime questo suo background risalta in maniera prominente, essendo le dinamiche narrative basate proprio sul comportamentismo fino a sfociare nella profilazione criminale. Proprio per questo il romanzo, pubblicato per la prima volta nel 2011, ben si inserisce in un filone da sempre di gran successo, tanto nella letteratura quanto al cinema e in televisione.
La cosa veramente interessante è che al lettore diventa ben chiara fin da subito la conoscenza che ha della materia lo scrittore, permettendo alla storia di assumere toni realistici e, quindi, credibili. Nonostante i toni volutamente sopra le righe.
Insomma, Carrisi sa bene quello che dice, basa le dinamiche su tecniche oggettive di investigazione e la sua scelta si rivela vincente.
Per tutti questi motivi e grazie ad uno stile di scrittura pulito, che fa della semplicità la propria arma, Il Tribunale delle Anime si rivela una lettura avvincente, che sfrutta colpi di scena ottimamente orchestrati fino ad un finale sconvolgente. Tra salti temporali e l’alternarsi armonico dei punti di vista dei personaggi, narrati attraverso un tipo di narrazione eterodiegetica. In altre parole il punto di vista del narratore coincide con quello dei protagonisti, il che permette di dosare le informazioni fondendo il thriller al poliziesco.
Ciò che non mi è personalmente piaciuto sono stati i tentativi di prosa più lirica e alcune lungaggini hanno appesantito la mia lettura, concepita come lettura di consumo e che altrimenti avrebbe fatto della leggerezza (da un punto di vista narrativo) il proprio punto di forza, mentre da un punto di vista poetico è apprezzabile il tentativo di una riflessione profonda sul tema del male, della memoria e dell’identità che proprio nella memoria si identifica, banalizzata da alcuni cliché tipici della fiction mainstream e, per certi versi, vista e rivista, nonostante l’autore dimostri di voler esprimere il proprio punto di vista sull’argomento e non scelga la strada più facile dell’emulazione concettuale.
Insomma, io ho trovato Il Tribunale delle Anime di Donato Carrisi un romanzo di genere assolutamente intrigante, ben scritto e coinvolgente, strutturalmente ineccepibile ma con alcuni difetti che non inficiano la lettura. Mi è piaciuto e con un finale come il suo si perdona tutto il resto.
Il Tribunale delle Anime è il primo capitolo di una trilogia di romanzi, comunemente denominata Ciclo di Marcus e Sandra.